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Carlo Cattaneo, l'ideologo dell'autonomia lombarda

Così Carlo Cattaneo divenne l'ideologo dell'autonomia - di Galli Stefano Bruno


 

Tratto da Libero Quotidiano Milano di martedì 15 giugno 2021, pagina 33


Carlo Cattaneo, che nacque a Milano il 15 giugno di 220 anni fa, è il «padre nobile» della Lombardia. La storiografia l'ha sempre considerato il «vinto» del Risorgimento. Al contrario, è stato un lucidissimo pensatore, un grande lombardo e, nella sua apparente sconfitta, uno splendido vincitore. Intelligenza limpida, sensibile al razionalismo e all'enciclopedismo settecentesco, Cattaneo - liberale di origine borghese - affermò con forza il primato dell'homo faber. A suo giudizio la terra lombarda «per nove decimi non è opera della natura; è opera delle nostre mani». È frutto delle fatiche della gente lombarda. Nel 1848 svolse un ruolo da protagonista nelle Cinque giornate di Milano, che non era sede di un potere autonomo, non disponeva di apparati burocratici, amministrativi e fiscali, né tanto meno di un esercito. Non aveva voce nella determinazione dell'indirizzo politico e, dunque, non poteva guardare - con ottimismo e fiducia - al proprio futuro. Cattaneo cercò di coniugare l'indipendenza dallo straniero con la libertà politica. E mise in guardia il popolo lombardo dal pericolo connesso alla mera sostituzione della dominazione austriaca con quella dei Savoia. La Lombardia - che era la regione più sviluppata - doveva conquistare la propria libertà e rimanere autonoma, per porsi alla guida del processo di unificazione nazionale. Al posto del regno di Piemonte e Sardegna. Ineguagliato interprete e intelligente protagonista di questa ardente aspirazione autonomista, che era una scelta di civiltà e di libertà, Cattaneo visse dentro il clima culturale del proprio tempo, in senso anticonvenzionale e anticonformista.

E fu l'espressione di una cultura politica liberal-democratica in senso radicale e repubblicano. Eletto in Parlamento, non giurò fedeltà alla monarchia. 11 suo modello di federalismo - che avrebbe consentito alla Lombardia di esercitare la propria leadership - richiedeva uno Stato diverso, repubblicano e democratico

Si rese conto delle profonde aporie dell'Unità, auspicando una soluzione federale per l'organizzazione dei poteri e delle istituzioni della Penisola, che mettesse a sistema le diversità territoriali come risorsa per lo sviluppo. Solo un ordine politico federale - come quello svizzero o americano - fondato sulla libertà politica poteva infatti garantire la crescita economica e civile. Nel 1844, Carlo Cattaneo diede alle stampe le Notizie naturali e civili sulla Lombardia. Un testo che ancora oggi s'impone come la più precisa rappresentazione del territorio lombardo, della sua storia - dall'antichità sino al secolo decimonono - e dei suoi antichi abitatori. Una descrizione appassionata, in cui il teorico della cultura universale della scienza e della tecnica, fondatore - nel 1839 - del "Politecnico", dipinge un grande affresco della Lombardia, regione d'Italia «naturalmente e civilmente dalle altre distinta».


Solo un ordine politico federale - come quello svizzero o americano - fondato sulla libertà politica poteva infatti garantire la crescita economica e civile

LA MISSIONE CIVILE Nelle notizie, Cattaneo si lascia trasportare dal sentimento affettivo e s'affida alle emozioni, che trasudano da ogni pagina. È un testo che deve essere diffuso e letto. In particolare, dovrebbero leggerlo - come auspicava Gianfranco Miglio - i giovani, affinché comprendano lo «spirito» lombardo. C'è tutto Cattaneo nelle Notizie non solo perché il testo certifica quanto l'autore, senza rinchiudersi nella sua «torre d'avorio», credesse nel valore sociale della scienza e della conoscenza, nella missione civile del dotto. Emerge - sostenuta da un'inattesa forza poetica, che sorprende il lettore - il suo amore per la regione lombarda. La terra illustrata con tanto slancio sentimentale - mai eccessivo e neppure stucchevole - è una Lombardia «plurale». Le specificità di ogni territorio - che è una costruzione sociale - affiorano con chiarezza dalla geografia alla geologia, dalla meteorologia all'idrografia, dalla flora alla fauna, al vissuto civile delle comunità, con i loro modelli culturali e comportamentali, gli usi, i costumi, le abitudini. E molto «politica» la lettura cattaneana della Lombardia. Nei fatti, l'analisi che ci regala Cattaneo spiega il primato della nostra Regione, che si è imposta come un vero e proprio modello di civiltà. Una primula che alimenta una forte vocazione autonomista, ereditata dalle libertà politiche e commerciali, dalle tensioni etico-civili dell'età comunale. Cattaneo ci descrive una regione che si adagia su una pianura molto fertile e densamente popolata, ricca di acque e con un clima assai mite sino alla fascia pedemontana. Vi è poi la montagna, con i boschi, le valli e i torrenti. A questo territorio «mancava solo un popolo, che compiendo il voto della natura, ordinasse gli sparsi elementi a un perseverante pensiero». Fin dall'antichità, la Lombardia è riuscita a raccontarsi al mondo con una sua specifica immagine, quella di luogo privilegiato di produzione e innovazione, di scambi e commerci. E si configura come un grande «deposito di fatiche». p la «regione» di cui egli cerca di cogliere «una certa unità di concetto», oltre la dimensione municipale e provinciale, espressioni di «minute nazionalità». RADICI L'evoluzione della prosperità materiale e morale - cioè l'incivilimento di un territorio - non piove mai dal cielo. E il risultato dell'impegno individuale e della dedizione al lavoro, dello spirito di abnegazione, del senso del rischio imprenditoriale e dell'intelligenza produttiva che alberga nella mentalità collettiva e nelle tradizioni civiche della gente lombarda. Cattaneo lo scrive nelle ultime righe delle Notizie. Elenca i grandi successi del genio lombardo, dalle lettere alle arti, dalla filosofia alla matematica, dall'idraulica all'agricoltura. Afferma che «senza dirci migliori degli altri popoli», possiamo reggere il paragone con qualsiasi altro popolo. Aspettiamo tuttavia che «un'altra nazione ci mostri, se può, in pari spazio di terra le vestigia di maggiori e più perseveranti fatiche». E conclude: è una «scortese e sleale asserzione» quella che attribuisce tutto «al favore della natura e all'amenità del cielo». Il territorio lombardo è bello e, nella regione dei laghi, «il più bello di tutti». Ciò perché «nessun popolo svolse con tanta perseveranza d'arte i doni che gli confidò la cortese natura». Un vero e proprio manifesto ideologico del più autentico spirito lombardo.



Redazione 29 Maggio


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