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- AUTONOMIA, per CISL e UIL "è un'opportunità". Per la CGIL "un pericolo"
fonte: Corriere del Veneto Per alcuni è un no netto su tutti i fronti, per altri un'opportunità da valutare in divenire, che potrebbe portare vantaggi e semplificazioni, ma soprattutto la possibilità di affrontare (e risolvere) i problemi con più concretezza. II dibattito sull'autonomia regionale che si è riacceso in questi giorni, approdando in Veneto, divide i sindacati. Alla Cgil totalmente contraria, Uil e Cisl replicano con una maggiore apertura che individua nel percorso da fare anche alcune opzioni vantaggiose. «Cinque anni fa i veneti si sono espressi a larghissima maggioranza a favore dell'autonomia regionale, ovvero del federalismo, come prevede la Costituzione - dice Roberto Toigo, segretario generale di Uil Veneto - il motivo principale è che viviamo vicino al Friuli-Venezia Giulia e al Trentino-Alto Adige». Uil e Cisl spingono dunque (anche se solo in settori ben precisi) sul'autonomia per provare a fare la differenza in termini di efficienza, tempestività e concretezza. «Basti pensare a tutta la branca della ricerca scientifica e tecnologica e del sostegno all'innovazione per i settori produttivi - dice Toigo Abbiamo bisogno di un piano industriale tagliato su misura sul Veneto, sulle sue piccole e medie imprese, adattando le trasformazioni e le transizioni alla nostra realtà industriale e artigiana. È quello che il governo centrale non fa da anni». «Autonomia significa assumersi direttamente le responsabilità - dice anche il segretario generale regionale della Cisl Gianfranco Refosco - si pensi a materie importanti e strategiche come la tutela dell'ambiente, oggi di competenza esclusiva dello Stato: se diventasse di competenza regionale, significherebbe che la Regione avrebbe la responsabilita diretta per intervenire su questioni decisive per il nostro territorio, come il grande problema dell'inquinamento da Pfas». Non solo. L'autonomia differenziata può essere una grande opportunità secondo la Cisl poiché l'importante contributo che viene da identità locali, vocazioni e potenzialità territoriali potrebbe favorire la modernizzazione del Paese. «II venir meno del sistema sanitario nazionale, già messo a dura prova dai poteri che oggi le Regioni esercitano, rischia di accelerare la privatizzazione strisciante in atto - ribatte però Tiziana Basso, segretaria regionale della Cgil-. Le persone che rappresentiamo si troverebbero a scegliere se curarsi o no, in base alla disponibilità economiche (come sta già accadendo)». E se tutti I sindacati sembrano unanimi su alcuni punti (la necessità di lasciare regia e indirizzo nazionali a scuola, contratti di lavoro e infrastrutture), Cgil ne fa la sua bandiera di contrarierà alla riforma: «La regionalizzazione della scuola potrebbe comportare la frantumazione del contratto collettivo nazionale - dice Basso- darebbe vita a un'istruzione non aperta al mondo, ma ripiegata localmente, subordinata alle esigenze contingenti dei diversi sistemi produttivi». In fondo al dibattito rimane anche un problema più tecnico: il trasferimento di 23 materie alla competenza regionale potrebbe, almeno all'inizio, complicare la gestione, o portare a «una vera e propria paralisi istituzionale» a detta della Cgil.
- I siti Unesco della Lombardia: Crespi d’Adda
Ultimato agli inizi degli anni '20 del XX Secolo, è il villaggio operaio meglio conservato d’Europa Oggi in Italia i siti riconosciuti Patrimonio UNESCO sono 58, 10 di questi si trovano in Lombardia (sì, siamo la Regione che ne ha di più!). A questi si aggiungono anche 4 patrimoni immateriali Unesco. Li conoscete tutti? No? Ok, allora oggi iniziamo a farveli scoprire un po’. Iniziamo dal Villaggio operaio Crespi d’Adda: venne fondato nel 1878 da Cristoforo Benigno Crespi e realizzato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, proprio accanto all’opificio tessile. I Crespi volevano creare un’innovativa "città ideale del lavoro”, costruita su misura per i propri dipendenti e le rispettive famiglie. Il villaggio Crespi era progettato per divenire un centro residenziale strutturato sul modello delle città giardino ottocentesche e dotato di servizi estremamente innovativi tra cui spiccavano l’illuminazione elettrica e la rete idrica. Per questo innovativo progetto scelsero un’area estremamente strategica, un terreno racchiuso tra tre confini naturali: il fiume Adda, il Brembo e il Fosso Bergamasco. La presenza di corsi d’acqua ed un terreno pianeggiante erano elementi fondamentali per l’edificazione di una fabbrica tessile. Proprio sul fiume Adda venne costruita la centrale idromeccanica, il cuore della fabbrica che permetteva il funzionamento dei macchinari di filatura. Crespi d'Adda è "esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa" - UNESCO Il cotonificio si estendeva su una superficie di 7.650 metri quadrati, suddiviso in due reparti: filatura e ritorcitura. Per accogliere i suoi operai, Cristoforo Benigno Crespi decise di far erigere dei palazzotti residenziali nelle dirette prossimità della fabbrica. Inizialmente si trattava di 3 edifici a 3 piani, con circa 40 alloggi ciascuno, ma poi le costruzioni aumentarono fino ad arrivare ad ospitare nel 1889 circa 500 persone tra uomini, donne e bambini. Cristoforo Benigno Crespi non offrì agli operai solo una dimora ma tutto ciò di cui una famiglia poteva necessitare: una scuola, un asilo per i bambini, un magazzino di generi di ordinario consumo, una mensa, un albergo, una scuderia. Un vero e proprio microcosmo, un ‘villaggio ideale’, dove una famiglia poteva crescere e trascorrere tutta la sua vita, infatti all’interno del villaggio vi era anche un cimitero. La città vantava inoltre comfort, tra cui la corrente elettrica. Nel 1889 Silvio Crespi, figlio maggiore di Cristoforo Benigno Crespi, fu nominato direttore generale dello stabilimento. Da poco laureato in giurisprudenza, aveva alle spalle un’esperienza lavorativa in diverse filature europee. Sarà proprio il nuovo direttore ad ampliare la città operaia, pronta ad accogliere più lavoratori ma anche ad offrire più servizi. La famiglia Crespi quindi edificò una villa Castello, abitata dal 1894 fino al 1930 nel periodo estivo, ospitando spesso personaggi illustri e personalità di spicco della scena politica nazionale ed internazionale. Crespi d'Adda assunse la sua forma definitiva intorno agli anni 20 del Novecento e ancora oggi è riconoscibile il suo impianto originario, geometricamente regolare, attraversato dalla strada principale che collega il villaggio a Capriate San Gervaso. Il villaggio e la fabbrica rimasero di proprietà di un'unica azienda fino agli anni 70, quando diversi edifici, soprattutto residenziali, vennero venduti ad altri privati. Il villaggio operaio si è mantenuto, dagli inizi del ‘900 ad oggi, praticamente inalterato nel corso del tempo, ed è l’esempio più integro e meglio conservato di villaggio operaio in Europa. Proprio per questo motivo è considerato un gioiello dell’archeologia industriale e dal 5 dicembre 1995, l’UNESCO ha deciso di inserire Crespi d’Adda nella WHL in quanto "Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa". Contrariamente a siti analoghi, lo stabilimento è rimasto in funzionante fino alla fine del 2003 e le case sono tuttora abitate. L’11 ottobre 2013 il complesso dell'ex cotonificio venne acquistato dall'imprenditore Antonio Percassi, con l'intenzione di utilizzarlo come quartier generale delle sue aziende in conformità con le direttive UNESCO. Nell’ottobre 2022 si è arrivati all’approvazione dell’Accordo di Programma che prevede la riqualificazione della ex fabbrica. E gli altri siti lombardi? Li trovi tutti a questo link Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo e lasciaci un commento! Credits: Regione Lombardia
- Un giugno tutto da vivere in Lombardia
Un giugno tutto da vivere in Lombardia: sagre e fiere nel solco della tradizione Le giornate si allungano e il tempo finalmente (forse) volge al bello. Le ferie, però, sono ancora lontane e il ponte del 2 giugno non è stato abbastanza ristorante? Niente preoccupazioni: ci sono un mondo di iniziative da vivere a pochi km da casa. Sono tante le sagre e le fiere a pochi passi, le occasioni per partecipare a feste di paese ed eventi gastronomici nel mese di giugno non mancano: perché dunque non farci un pensierino? Le sagre di giugno offrono un'ampia varietà di prelibatezze: si va dai prodotti di stagione, come le ciliegie e la cipolla rossa di Breme, alle specialità tipiche, come il salame di Varzi. Quali sono dunque gli eventi da non perdere per il prossimo mese? Proviamo a indicarvene qualcuno qui sotto, nel segno della tradizione enogastronomica tipica della nostra terra… Festa del Pascolo, dal 25 maggio all'11 giugno a Calolziocorte (LC) Festa Campagnola, dal 26 maggio all'11 giugno a Biassono (MB) Sagra della Bufala, dal 26 maggio all'11 giugno a Cologno al Serio (BG) Festa delle ciliegie di Oltrona al Lago, dal 2 all'11 giugno a Gavirate (VA) Sagra di San Gerardo e delle Ciliegie, il 6 giugno a Monza Carbo Beer Festival, dal 9 all'11 giugno a Milano Sagra del Salame, il 10 e 11 giugno a Varzi (PV) BeviaMontù, l'11 giugno a Montù Beccaria (PV) Profumi di Collina, l'11 giugno a Riva di Solto (BG) Camignonissima, dal 13 al 18 giugno a Camignone di Passignano (BS) El Dì de la Festa, dal 16 al 18 giugno a Paullo (MI) Sagra del Casoncello, dal 16 al 25 giugno a Castro (BG) Corti e Sapori, il 17 giugno a Cogliate (MB) Vinissimo, il 17 e 18 giugno a Biassono (MB) Sagra dei Pizzoccheri, il 30 giugno e il primo luglio a Sovere (BG) Ci vediamo in giro insomma. E buon appetito!