Riforma autonomia: Calderoli interviene in Commissione
Il Ministro per gli Affari regionali e la autonomie è intervenuto in Prima Commissione in Senato.
Si è svolta ieri in Senato una seduta di Commissione Affari istituzionali che ha visto relatore il Ministro Calderoli, che è intervenuto sullo stato di avanzamento dei lavori della riforma sull’autonomia differenziata.
Calderoli, rispondendo alle interrogazioni pervenute, ha specificato che “anche i quattro giuristi che si sono dimessi dal Comitato per la definizione dei livelli essenziali di prestazioni (CLEP) avevano inizialmente condiviso il percorso e apprezzato la formazione di un sottogruppo dedicato alla individuazione dei LEP nelle materie non ricomprese nel perimetro indicato del terzo comma dell’articolo 116 della Costituzione, quindi per i servizi erogati dagli enti locali e dallo Stato”. Ha inoltre sottolineato “che la definizione dei livelli essenziali dei diritti civili e sociali dovrebbe essere sottratta a una logica di contrapposizione politica, perché, a suo avviso, si è in presenza di un adempimento doveroso da parte dello Stato nei confronti dei cittadini”.

Proseguendo nell’esposizione ha ribadito come “l’autonomia differenziata si basa sul principio di sussidiarietà, per cui l’erogazione del servizio al livello più vicino al cittadino è garanzia di più rigorosi controlli e maggiore efficienza” e che le critiche che pervengono al progetto di riforma siano dettate da “un atteggiamento ideologico” che vuole veicolare il concetto che il Governo voglia “provocare una insanabile spaccatura nel Paese” quando in realtà “il territorio nazionale già oggi presenta notevoli disuguaglianze non solo tra Nord e Sud, ma anche tra centro e periferia, tra aree montane, isole e zone interne, senza che sia mai stato attuato il regionalismo differenziato” e che “l’attribuzione di competenze differenti alle Regioni che ne facciano richiesta, è volta a favorire una migliore distribuzione delle risorse, secondo i fabbisogni standard, proprio nelle zone che attualmente presentano maggiori difficoltà nell’erogazione dei servizi”.
Ha poi confutato la critica sulla presunta incostituzionalità del disegno di legge a proposito delle ventitré materie potenzialmente attribuibili alle Regioni precisando che il numero di materie è stato introdotto con la riforma del Titolo V, peraltro confermata da un referendum popolare.