Regione Lombardia: l'alba dell'Istituzione
Prima elezione del Consiglio Regionale e elezione del primo Presidente
Regione Lombardia nasce il 7 e 8 giugno 1970, i giorni in cui i cittadini vengono chiamati alle urne per le prime elezioni regionali, in adempimento a quanto previsto dalla Costituzione italiana del 1948. Nasce in un quadro politico-istituzionale che risente del ’68 e del successivo autunno sindacale, fra la voglia di partecipazione (della gente) e scetticismo se non proprio ostracismo (di alcune forze politiche): la percentuale dei votanti, 95,4%, inimmaginabile ai giorni nostri, dimostra che la spinta riformatrice fa presa e apre nuovi orizzonti per il futuro.

La prima legislatura ha formalmente inizio il 6 luglio 1970, quando il Consiglio regionale, eletto un mese prima, tiene la prima seduta. Lo compongono – allora come oggi – 80 consiglieri, appartenenti alla Democrazia Cristiana (DC, 36), Partito Comunista (PCI, 19), Partito Socialista (PSI, 9), Partito Socialista Unitario (PSU, 5), Movimento Sociale Italiano (MSI, 3), Partito Repubblicano (PRI, 3), Partito Liberale (PLI, 3) e Partito Socialista di Unità Proletaria (PSIUP, 2). È una “seduta fiume” in un “clima di incertezza politica”, secondo i resoconti dell’epoca, che porta comunque all’elezione del primo presidente del Consiglio regionale, il democristiano Gino Colombo. Il neopresidente avverte tutti che “ci attende un lavoro imponente”. Parole profetiche, non solo per gli adempimenti immediati, ma anche per il futuro. Il lavoro imponente comporta, sul piano politico, l’elezione del primo Presidente della Regione e della sua Giunta. Così il 28 luglio successivo, il consiglio in questa carica elegge Piero Bassetti, regionalista convinto, a capo di una maggioranza formata da DC, PSI, PSU, PRI.

Bassetti guida, quindi, la regione nei suoi primi passi in una situazione di provvisorietà non solo apparente. Non c’è ancora una sede istituzionale, gli uffici sono in locali in affitto alla Torre Monforte ma soprattutto è la struttura che si va faticosamente costituendo, con il trasferimento di personale da altri enti pubblici e la selezione di quello nuovo.
Ma questa provvisorietà non impedisce al consiglio di assumere decisioni importanti (anche se manca ancora una legge dello stato che deleghi funzioni e compiti alle regioni): come il sì al primo bilancio della regione di 4 miliardi e 150 milioni di lire. O come l’approvazione dello Statuto – che segue un percorso proprio – e della prima legge regionale che riguarda le “norme sull’iniziativa popolare per la formazione di leggi e altri atti della regione”. Si tratta, quest’ultimo, di un provvedimento che regola le iniziative dei cittadini in relazione alla presentazione di proposte di legge popolari e di richieste di referendum. Secondo il libro degli Atti Consigliari, è il presidente Colombo, il 17 giugno 1971, ad informare l’Assemblea che la giunta regionale, il 24 maggio precedente, ha approvato il testo, poi trasmesso il 22 luglio.

Nella discussione generale, il relatore Enrico De Mita (DC) evidenzia che con questo progetto di legge la Lombardia vuole dare attuazione “a uno dei titoli più importanti dello statuto, quello dedicato all’attività popolare” e aggiunge: “confidiamo di aver predisposto uno strumento di più alta democrazia”. È l’unica regione ad aver scelto questo tema per la sua prima legge, approvata il 16 settembre con 67 sì e 2 voti contrari. Il 2 ottobre successivo, dopo il via libera del commissario di governo, viene pubblicata sul BURL, il bollettino ufficiale della Regione. La legge rappresenta un segnale forte dell’attenzione rivolta ai cittadini. Ed è in vigore ancora oggi.
[Articolo tratto da "50 anni di Lombardia", Agenzia ANSA ]