I siti Unesco della Lombardia: Crespi d’Adda
Aggiornamento: 6 giu
Ultimato agli inizi degli anni '20 del XX Secolo, è il villaggio operaio meglio conservato d’Europa
Oggi in Italia i siti riconosciuti Patrimonio UNESCO sono 58, 10 di questi si trovano in Lombardia (sì, siamo la Regione che ne ha di più!). A questi si aggiungono anche 4 patrimoni immateriali Unesco. Li conoscete tutti? No? Ok, allora oggi iniziamo a farveli scoprire un po’.
Iniziamo dal Villaggio operaio Crespi d’Adda:

venne fondato nel 1878 da Cristoforo Benigno Crespi e realizzato tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, proprio accanto all’opificio tessile. I Crespi volevano creare un’innovativa "città ideale del lavoro”, costruita su misura per i propri dipendenti e le rispettive famiglie.
Il villaggio Crespi era progettato per divenire un centro residenziale strutturato sul modello delle città giardino ottocentesche e dotato di servizi estremamente innovativi tra cui spiccavano l’illuminazione elettrica e la rete idrica. Per questo innovativo progetto scelsero un’area estremamente strategica, un terreno racchiuso tra tre confini naturali: il fiume Adda, il Brembo e il Fosso Bergamasco. La presenza di corsi d’acqua ed un terreno pianeggiante erano elementi fondamentali per l’edificazione di una fabbrica tessile. Proprio sul fiume Adda venne costruita la centrale idromeccanica, il cuore della fabbrica che permetteva il funzionamento dei macchinari di filatura.
Crespi d'Adda è "esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa" - UNESCO
Il cotonificio si estendeva su una superficie di 7.650 metri quadrati, suddiviso in due reparti: filatura e ritorcitura. Per accogliere i suoi operai, Cristoforo Benigno Crespi decise di far erigere dei palazzotti residenziali nelle dirette prossimità della fabbrica. Inizialmente si trattava di 3 edifici a 3 piani, con circa 40 alloggi ciascuno, ma poi le costruzioni aumentarono fino ad arrivare ad ospitare nel 1889 circa 500 persone tra uomini, donne e bambini.

Cristoforo Benigno Crespi non offrì agli operai solo una dimora ma tutto ciò di cui una famiglia poteva necessitare: una scuola, un asilo per i bambini, un magazzino di generi di ordinario consumo, una mensa, un albergo, una scuderia. Un vero e proprio microcosmo, un ‘villaggio ideale’, dove una famiglia poteva crescere e trascorrere tutta la sua vita, infatti all’interno del villaggio vi era anche un cimitero. La città vantava inoltre comfort, tra cui la corrente elettrica.
Nel 1889 Silvio Crespi, figlio maggiore di Cristoforo Benigno Crespi, fu nominato direttore generale dello stabilimento.

Da poco laureato in giurisprudenza, aveva alle spalle un’esperienza lavorativa in diverse filature europee. Sarà proprio il nuovo direttore ad ampliare la città operaia, pronta ad accogliere più lavoratori ma anche ad offrire più servizi. La famiglia Crespi quindi edificò una villa Castello, abitata dal 1894 fino al 1930 nel periodo estivo, ospitando spesso personaggi illustri e personalità di spicco della scena politica nazionale ed internazionale. Crespi d'Adda assunse la sua forma definitiva intorno agli anni 20 del Novecento e ancora oggi è riconoscibile il suo impianto originario, geometricamente regolare, attraversato dalla strada principale che collega il villaggio a Capriate San Gervaso.
Il villaggio e la fabbrica rimasero di proprietà di un'unica azienda fino agli anni 70, quando diversi edifici, soprattutto residenziali, vennero venduti ad altri privati.
Il villaggio operaio si è mantenuto, dagli inizi del ‘900 ad oggi, praticamente inalterato nel corso del tempo, ed è l’esempio più integro e meglio conservato di villaggio operaio in Europa.

Proprio per questo motivo è considerato un gioiello dell’archeologia industriale e dal 5 dicembre 1995, l’UNESCO ha deciso di inserire Crespi d’Adda nella WHL in quanto "Esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai, il più completo e meglio conservato del Sud Europa". Contrariamente a siti analoghi, lo stabilimento è rimasto in funzionante fino alla fine del 2003 e le case sono tuttora abitate. L’11 ottobre 2013 il complesso dell'ex cotonificio venne acquistato dall'imprenditore Antonio Percassi, con l'intenzione di utilizzarlo come quartier generale delle sue aziende in conformità con le direttive UNESCO. Nell’ottobre 2022 si è arrivati all’approvazione dell’Accordo di Programma che prevede la riqualificazione della ex fabbrica.
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Credits: Regione Lombardia